domenica 26 luglio 2020

Come ti fregano

BANCHE
I “prodotti”
 Le Banche  chiamano pomposamente le loro offerte “prodotti”, come se dietro ci fosse effettivamente la creazione di qualcosa. 

In realtà non sono altro che formule matematiche che dicono quanto interesse ti daranno se presti denaro o che interesse si tratterrà la banca, se lo chiedi a prestito, in caso te lo concedano.

Gli aspetti rilevanti sono pochi: nel caso di un conto corrente, quali sono i costi per le varie operazioni e qual'è la remunerazione dei soldi che affidi alla banca. 

Nel caso di un titolo la sua durata ed il rendimento, lordo e netto (lo si può
calcolare facilmente, in Italia ci sono solo due aliquote, una al 12.5% se si vincolano i soldi per un certo periodo, l’altra al 27%, che è ovviamente da evitare), se il rendimento è fisso o legato a qualche indicatore, come i tassi di mercato.

Convenientissimo! (per sei mesi)
 Invece, se si vanno ad esaminare le offerte delle varie banche e finanziarie si incontrano complicazioni mostruose. 
Ad esempio si offre un interesse molto elevato, ma soltanto per i nuovi clienti per un certo periodo di tempo.
Prima di cascare nel tranello si deve calcolare quanto ci costerà in soldi, tempo e fatica spostare nuovamente il conto alla fine del periodo della promozione, quando le condizioni praticate diventeranno nuovamente esose. 

Nelle condizioni del conto ci sono cose come la “commissione per il massimo scoperto”, il costo per l’invio di comunicazioni spesso totalmente inutili, scritte in un linguaggio incomprensibile e che i destinatari cestinano immediatamente, commissioni sorprendentemente alte per i prelievi allo sportello o i bonifici. 

Il motivo per cui si complicano le cose in questo modo è che si vuole rendere più difficile ai clienti valutare correttamente le spese e confrontare offerte diverse. 

Le cose sono più semplici e trasparenti solo nel caso di conti Internet, dove di solito le spese sono pari a zero e non ci sono costi per l’invio di comunicazioni (viene fatto tutto via email). 

Interessi anticipati!
 Un esempio di complicazione delle condizioni è l’offerta di CheBanca!
del gennaio 2010, che pubblicizza un conto con “interessi anticipati” (del 2.50 per cento per i nuovi clienti).

Che cosa significa che gli interessi sono anticipati? 
E’ una forma di calcolo diverso? 
No, è solo un sistema per confondere le idee a chi non sa fare i conti. 

Nel caso specifico, con interesse a 2.50, se tu presti 100 ti ridanno subito 2.50 e riotterrai il capitale dopo un anno. 

E’ esattamente lo stesso che prestare 97.50 per avere 100 dopo un anno. 
Dividendo l’interesse (2.50) per quanto si investe (97.50) si ricava il vero interesse (2.56%). 

Non si poteva semplicemente dire che l’interesse è del 2.56%? 
No, perché si vogliono deliberatamente confondere le idee delle persone.

 Se invece che a noi i soldi li chiedesse ad altre banche, CheBanca!
 li otterrebbe al tasso interbancario 12 mesi, adesso (Gennaio 2010) al 1.25%.

In pratica ci regala dei soldi, l’1.31% di quanto depositiamo l’anno. 

Questi soldi però sono tassati al 27%, per cui in effetti regala a noi lo 0.95% di quanto depositiamo, allo Stato il 0.36%.

 Naturalmente le condizioni non verranno mantenute indefinitamente, perché ci rimetterebbe troppo. 

In pratica sta facendo un investimento per acquistare nuovi clienti, sui quali conta di potersi rivalere in futuro.


Buoni investimenti
- Alcuni dei nostri clienti stanno speculando su una crescita del prezzo dell’oro,
 Altri clienti stanno speculando su una sua discesa.
 Hanno piazzato i loro ordini da noi, e noi compriamo e vendiamo il loro oro.
- Digli la parte bella!
- La parte bella è che, sia che i nostri clienti guadagnino,sia che i nostri clienti perdano,Duke & Duke incassano le commissioni.

 Dal film “Una poltrona per due” di John Landis
 Il principale modo in cui le banche ricavano soldi dai loro “clienti” non
è rappresentato dalle poche centinaia di euro della gestione ordinaria.

 Quando un cliente vuole investire i suoi risparmi, infatti, si apre un       filone molto più ricco.

 La prima fonte di guadagno sono le “commissioni”. 

Qualsiasi titolo acquistiamo, azioni o obbligazioni, dobbiamo pagare una commissione a un operatore autorizzato, di solito la nostra banca. 

Inutile dire che, anche in questo caso, se si opera da Internet le commissioni sono molto più basse. 

La nostra banca ha interesse  che acquistiamo e vendiamo spesso,
tentando nelle speculazioni. 

Questa attività, dal punto di vista dell’utilità attesa di un investimento, è priva di senso, dal momento che in ogni circostanza i prezzi dei titoli incorporano già le aspettative sul loro andamento futuro

A meno che abbiamo la bacchetta magica o informazioni riservate, tentare di speculare è solo un regalo alle banche e agli intermediatori finanziari.

Compra i miei “fondi”!
 La seconda fonte di guadagno è più insidiosa per i clienti. 

Se una banca vede che un cliente ha una certa “disponibilità” di soldi, si affretta ad affiancargli un consulente finanziario. 

La consulenza è gratis, ma la banca guadagna, e molto, indirizzando le nostre scelte verso gli strumenti finanziari su cui guadagna di più, come “fondi di investimento” i più possibili sofisticati.

 In questo caso le commissioni sono meno trasparenti e molto più alte: si
paga una percentuale quando si investe, per ogni anno di gestione e quando
si esce. 

Naturalmente i “fondi” si comportano esattamente come la media
del mercato, per cui i soldi che diamo alla banca per la gestione dei nostri
risparmi non servono assolutamente a nulla. 

Tenendo conto delle commissioni, la media dei rendimenti dei fondi è sensibilmente inferiore rispetto al rendimento che si potrebbe ottenere acquistando direttamente delle azioni a caso, come documentato da diversi studi.

Ma ti fidi?
 Per meglio piazzare i propri costosi “fondi” le banche spesso denigrano
altri tipi di investimenti, di solito con affermazioni “confidenziali” (vuole
investire in titoli di stato? Ma non sa che consolideranno il debito?)

Nascondono però che buona parte dei soldi ricevuti che sono investiti proprio in titoli di stato, offrendo allo sprovveduto sottoscrittore solo una parte di quello che avrebbe guadagnato investendo direttamente.

La migliore strategia
 Se dovete investire e non volete correre rischi, acquistate titoli di stato,
meglio se legati all’inflazione (in caso contrario, un guadagno nominale
potrebbe essere annullato da un aumento dell’inflazione). 

In media il rendimento sarà inferiore, ma non correrete il rischio di rimetterci.

 Se invece preferite affrontare qualche rischio per avere rendimenti in
media migliori, acquistate i fondi che replicano l’indice dei titoli di borsa
(ETF), che hanno commissioni bassissime perché non possono vantare
nessun ipotetico “valore aggiunto”. 

Acquistateli e non vendeteli fino a quando non avrete bisogno dei vostri soldi; non ci può essere, al netto di oscillazioni contingenti, un investimento migliore. 

In questo modo otterrete il rendimento legato alla rivalutazione dell’economia globale senza disperdere risorse in inutili commissioni. 

L’anima gemella

 Molte persone sono alla ricerca dell’anima gemella. 

Per soddisfare questo bisogno sono nati diversi servizi su Internet, che si procacciano affari in modo piuttosto curioso.

Ragazze disponibili
 Di solito questi servizi offrono un “entry level” gratuito; ti iscrivi, puoi
pubblicare la tua foto (quasi tutti barano e mettono una foto di dieci anni e
dieci chili prima), puoi vedere i profili degli altri iscritti e ricevere
messaggi. 

Non puoi però inviare messaggi: per questo si deve pagare.

 Incredibilmente, dopo un po’ incominciano ad arrivarti dei messaggi da
parte di ragazze che sembrano disponibili e desiderose di incontrarti, ad
esempio:
 “Ciao come va? Io sto incavolata nera quello St...zo del mio raga
l’ho beccato con la mia migliore amica... Ero convinta che queste cose
succedessero solo nei film invece è successo a me!!! 

Li ho beccati proprio che lo facevano a casa nostra!! Ma ti pare? Va che scusa lo sfogo..
 Cmq di certo non mi metto a fare scenate ne voglio entrare in depressione
tutt'altro..Vorrei dare sfogo a tutte le mie fantasie... 

E fra queste c'è anche una cena con uno sconosciuto poche parole grande intesa... Che ne pensi?”

Qualcuno colpito dal tuo fascino?
 Purtroppo no; è gente che lavora per l’azienda che gestisce il servizio e manda messaggi civetta. 

Ma adesso paghi!
 Chi vuole rispondere, naturalmente, deve richiedere l’upgrade del servizio
e pagare, di solito una cifra esorbitante (il fornitore di servizi immagina che
il cliente abbia una forte motivazione a rispondere al finto messaggio). 

Se però non ti abboni, dopo un po’ il fornitore si arrenderà e ti manderà una
offerta di abbonamento ad un decimo del prezzo di listino, il che è ovviamente il prezzo “onesto” del servizio.

Per vendere serve un uomo saggio
“Qualsiasi sciocco può dipingere un quadro, ma serve un uomo saggio per venderlo”. 

Fedeli a questo adagio, molte aziende investono nel marketing e nelle vendite più che nello sviluppo dei prodotti, a volte addirittura più che nella produzione. 

Il venditore è più importante di chi effettivamente produce: ma al consumatore serve il prodotto, ed è lui che in ultima analisi paga tutti i costi di promozione e vendita, di cui farebbe volentieri a meno.

La reale funzione di un venditore è la gestione delle relazioni. 
Il suo compito fondamentale è fare stare allegro il cliente e fargli firmare gli ordini con il sorriso sulle labbra. Deve entrare in sintonia con il cliente, rendersi simpatico parlando del più e del meno, acquistare la fiducia (la
cosa migliore è che il cliente pensi “è proprio una brava persona!”) e poi cercare di rifilargli dei prodotti indipendentemente dalle sue effettive necessità.

L’obbiettivo di un venditore è di riuscire a concludere dei contratti a prezzo di listino, di solito molto gonfiato rispetto ai prezzi medi effettivamente praticati, ma è un successo anche vendere con uno sconto del 20% o 30% qualcosa che può essere tranquillamente venduto con il 50% di sconto, come certe apparecchiature sofisticate.

La giungla dei prezzi
Il primo sistema per guadagnare di più consiste nel nascondere informazioni a proposito di ciò che si vende.

In regalo!
A volte si dice che una parte del prodotto è “in regalo”. 
In un flacone di bagno schiuma da 750 grammi, ad esempio, si dice che 250 grammi sono regalati. 

Basta fare due semplici conti; se il flacone costa 1.50€, il prezzo non è di 3€ al chilo con “regalo”, ma è semplicemente di 2€ al chilo. 
Perché complicano le cose? Per confondere le idee al consumatore e fargli pensare che l’”affare” sia particolarmente conveniente.

Altre offerte frequenti sono i “Tre per due”, “Quattro per due” o cose simili. 
Anche in questo caso basta considerare la quantità “regalata” nel calcolare il prezzo unitario della merce, che spesso non è poi così conveniente come potrebbe apparire a prima vista.

Un computer a un euro
 Alcune offerte prevedono che, se si compra qualche oggetto costoso, come uno schermo al plasma gigante, si ottenga il diritto ad acquistare un altro articolo ad un prezzo stracciato, molto inferiore al suo vero valore. 

Anche qua è ovvio che il venditore ha fatto bene i conti: tutti approfitteranno dell’offerta.

 Il valore globale dei due beni è uguale a quanto formalmente paghiamo soltanto per il primo (con l’aggiunta di un inutile euro). 

Lo sconto
 Non c’è niente di più facile ed indolore che fare sconti: basta aumentare i prezzi prima. 

Se vendono a 50 una cosa che secondo loro ieri costava 100, c’è qualcosa che non va: evidentemente prima costava troppo. 
Ma la cosa interessante è che, spesso, il venditore ci guadagna.
 Una spiegazione comune è che gli sconti servono a svuotare i magazzini dalla merce più vecchia, ma di solito non è così: è quello che ti fanno credere per convincerti che stai facendo un affare. 

Di solito i venditori sanno perfettamente gestire l’approvvigionamento e lo sconto (spesso su
merce nuovissima) è solo una strategia di marketing.

 In alcuni casi, poi, i listini sono abitualmente gonfiati (è il caso delle autovetture nuove). 
Uno sconto del 15-20% è normale, e se non lo ottenete vuol dire che vi stanno davvero fregando!

Le rate
 A volte il prezzo di un prodotto è esposto sotto forma di rata mensile, che può corrispondere ad un pagamento di svariati anni. 

In questo modo sembra che possiamo avere una automobile a duecento euro, un salotto a venti euro. 

Per arrivare alla quantità totale di denaro necessaria per ottenere davvero il bene, però, dobbiamo faticosamente sommare l’anticipo, tutte le rate mensili, le spese accessorie e la maxirata finale.

E’ difficile che alla fine l’affare risulti ancora conveniente: qualcuno deve pagare per tutte queste complicazioni, anche se formalmente il finanziamento è “tasso zero” ci sono le spese di apertura pratica, le spese di
incasso, l’assicurazione obbligatoria. 


Uno dei trucchi più frequenti è spingere l’acquirente a pensare che è lui a fregare il venditore. 
Come riporta Scott Adams nel suo “La strategia del furbetto”:
 “Ho un amico che possiede un negozio di dischi. 

Aveva parecchie copie di un album che non si vendeva molto bene. 
Così mise tutte le copie in fila sul bancone etichettando ciascuna $16.99, tranne una su cui aveva messo il
prezzo di $15.99 che era il vero prezzo dell’album ma che vicino agli altri sembrava un errore di battitura.

Dopo averla venduta, sostituiva una delle altre etichette con una con su $15.99.
Le vendite dell’album crebbero. 
La  gente lo comprava semplicemente perché così pensava di fregarlo.”

Svuotare il magazzino
 Per consolidare nei clienti l’idea che possono approfittare di una
debolezza dei venditori, si possono usare svariati messaggi:
• Vendo sottocosto per crearmi una clientela
• Devo svuotare il magazzino.
• La voglio favorire perché mi è simpatico
• Ci rimetto ma sono costretto a fare la mia quota.

 Adottate sempre una sana diffidenza nei confronti di questi messaggi. 
Non potete essere più astuti dei venditori.
 Quando pensate di fregarli, quasi sempre in realtà sono loro a guadagnarci. 
Cercate solo la correttezza reciproca. 
Non li fregherete, ma (forse) eviterete di farvi fregare.

La fila dei clienti
 Un altro messaggio che i venditori fanno spesso passare è che il cliente è in competizione con molti altri:
 “Le conviene prenderlo subito, ci sono altri clienti che lo vogliono”.
(Sta semplicemente cercando di accelerare la nostra decisione)


Uno dei trucchi più frequenti per dare importanza a quello che si fa è non fare mai niente velocemente.
Qualsiasi attività, qualsiasi pratica, anche se è semplicissima e può essere svolta subito viene rimandata, “ci devo pensare”.
 Così ci si rende più importanti. 

Quando ci rivolgiamo ad un professionista, o anche ad un semplice artigiano, siamo sostanzialmente nelle sue mani.
 La lavapiatti non funziona
più? Può dirci che ci vuole una costosa riparazione di un pezzo essenziale,
anche se magari è sufficiente fissare meglio un componente. 
Di sicuro il suo interesse è quello di farci fare una riparazione costosa e complicata, anche se non ce n’è un effettivo bisogno. 

Vi sono trasmissioni televisive, come “Striscia la Notizia”, che hanno attuato delle inchieste su questo
tipo di furbizie.

Bancomat
Sulle schermate del bancomat. “Vuoi un finanziamento a tasso vantaggioso? 
Oppure le opzioni normali?”. 
Prima di riuscire a dire che vogliamo fare un semplice prelievo dobbiamo premere un bel po’ di pulsanti per scansare tutte le “vantaggiose proposte” della banca. 


Lo scaffale in alto
Mi aiuta a prenderlo?
 Quante volte vi sarà capitato di vedere qualcuno che cerca con fatica di raggiungere i prodotti sistemati sugli scaffali più in alto?
 Naturalmente si tratta quasi sempre di prodotti molto convenienti, su cui il supermercato
guadagna poco

Il posizionamento dei prodotti sugli scaffali è oggetto di studi accurati. 
I prodotti su cui si guadagna di più o che si vogliono in qualche modo “lanciare” si trovano sempre a portata di mano. 
Quelli su cui si guadagna di meno si trovano sugli scaffali bassi, che si possono raggiungere solo
chinandosi quasi a terra, oppure molto in alto, inaccessibili da chi non sia un giocatore di basket.

 Di solito vale la pena fare qualche acrobazia per trovare i prodotti con il miglior rapporto qualità – prezzo. Anche in questo caso il supermercato punta sia a mantenere i clienti avveduti, che se non trovassero i prodotti più convenienti lo abbandonerebbero, sia a sfruttare il più possibile i clienti frettolosi. 

Alle casse
 Diversi prodotti molto utili, come le lamette da barba o le pile, si trovano soltanto alle casse
Questo posizionamento non è casuale: se qualcuno va al supermercato per acquistarli spesso finisce per cercarli inutilmente per tutte le corsie, prima di trovarli alle casse.

 Nel frattempo, si spera, avrà ceduto a qualche tentazione d’acquisto. Inoltre, una volta arrivato in fondo al labirinto di corridoi sarà stanco ed acquisterà quello che cerca senza stare a preoccuparsi più di tanto del prezzo. 


Medici e avvocati
 L’incidenza delle operazioni dipende dalla moda del momento e dal luogo in cui si è curati. 

Nel cantone svizzero di Friburgo, per esempio, il 25% delle donne oltre i sessanta anni è stato asportato l’utero. 
Pochi chilometri più in là, nei cantoni del Vallese, di Ginevra e del Ticino, la percentuale scende al 10%.

 Uno studio pubblicato nel 1993 dall’International Journal of Technology Assessment of Health Care evidenzia come i medici, gli avvocati ed i loro parenti subiscano interventi in misura notevolmente inferiore al resto della
popolazione. 

I medici sanno perfettamente che molti interventi sono inutili e non vi sottopongono i loro familiari. 

Per prudenza evitano di coinvolgere in operazioni inutili anche gli avvocati, che possono facilmente fargli causa.

La gallina dalle uova d’oro
 La percentuale di trattamenti costosi a cui si viene sottoposti aumenta decisamente se si ha una assicurazione che può pagare le cure. 

Secondo uno studio la popolazione a maggior rischio di essere operata è quella meno istruita ed in possesso di un’assicurazione privata. In questo gruppo il 50% dei pazienti è stato operato di uno degli interventi più frequenti (isterectomia, colicistomia, appendicectomia, artroplastica del ginocchio).

Fra chi ha più cultura e non ha un’assicurazione privata la percentuale scende al 17%. 

In un sistema sanitario basato sulle assicurazioni private i pazienti diventano fonti di reddito, vere e proprie galline dalle uova d’oro. 

Non a caso negli Stati Uniti, in cui la sanità è in mano alle assicurazioni private, la spesa sanitaria è altissima (il 15,3% del prodotto interno lordo nel 2007) e la speranza di vita «in buona salute» è di soli 69 anni. Per un confronto, in Svezia, in cui la gestione della salute è principalmente pubblica, la spesa sanitaria è molto più bassa (il 9,1% del prodotto interno lordo) e la speranza di vita «in buona salute» di 73 anni. 

Non di marca
 Alcuni farmaci sono costosi perché prodotti in esclusiva da case farmaceutiche che ne detengono il brevetto. Per molti altri, però, il brevetto è scaduto e si trovano in commercio farmaci “generici”, con un nome diverso da quello originale, che contengono esattamente la stessa quantità di principio attivo e costano molto meno.

 Per l’industria farmaceutica nel suo complesso la diffusione dei farmaci generici è una perdita rilevante, per i consumatori (e per lo Stato che paga buona parte delle medicine) un notevole risparmio.

 Eppure, nonostante la situazione stia migliorando, la percentuale di farmaci generici sul totale della spesa sanitaria è ancora bassa.
 Molti consumatori vogliono proprio “quella” scatola e, se la confezione è diversa, pensano che non abbia lo stesso effetto. 

I numeri del lotto 
Chi vince davvero
 Inutile girarci intorno, chi abitualmente gioca d’azzardo è un cretino.
L’utilità attesa di qualsiasi gioco è negativa e chi vince, sempre, è il banco, che il più delle volte coincide con lo Stato.

Immaginiamo di tirare una moneta vincendo un euro se viene testa, due euro se viene croce. 

In questo caso l’utilità attesa è di un euro e cinquanta centesimi: i due eventi hanno la stessa probabilità e la media delle loro utilità (i guadagni) è di un euro e cinquanta. 

E’ chiaro che, se si chiedesse un euro e sessanta centesimi per partecipare a questo gioco, una persona
razionale accetterebbe, perché in media ci rimetterebbe solo dieci centesimi ad ogni giocata.

 Tutti i giochi d’azzardo sono simili a questo, perché tutti hanno una utilità attesa inferiore al costo (la differenza consiste nel guadagno del banco o degli allibratori). 

Nel gioco della roulette, ad esempio, ognuno dei trentasette numeri (da zero a trentasei) ha una probabilità di un trentasettesimo di uscire (ammesso che la roulette non sia truccata). 

 Se esce il numero su cui si è scommesso si vince trentasei volte la posta. Dopo ogni giocata, in media, possiamo disporre di trentasei trentasettesimi di quanto abbiamo puntato, circa il novantasette per cento.

Ad ogni giocata, in media, perdiamo il tre per cento di quanto abbiamo giocato.

Lotto e lotterie
 Le varie lotterie sono molto meno oneste della roulette: nel lotto, ad esempio, la probabilità di indovinare un numero è un diciottesimo (si estraggono cinque numeri, da uno a novanta), ma se si indovina si vince
soltanto undici volte la posta.

 L’utilità attesa è undici diciottesimi, circa il sessanta per cento, mentre il quaranta per cento delle giocate va a finanziare il banco (in questo caso, lo Stato)

Le lotterie sono ancora più “disoneste”. La “Lotteria Italia” del 2008 ha incassato circa 92 milioni di euro, ottenuti vendendo più di diciotto milioni di biglietti a 5 euro l’uno, ma ne ha restituiti solo una ventina in premi.

L’utilità attesa dell’acquisto di un biglietto era poco più del venti per cento. 

Tutto il resto, anche in questo caso, è finito allo Stato e a chi gestiva il gioco. 


Tratto dal pdf di Alberto V.

Nessun commento:

Posta un commento

Como negociar

Pregunte...no suponga. Durante los incendios del pasado verano, el fotógrafo de un periódico local fue rápidamente al aeródromo porque le di...